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CENNI DI METODOLOGIA DIDATTICA

Autore: prof. Danilo Ramirez

Il luogo di svolgimento della lezione è la palestra o comunque uno spazio aperto.
In entrambi i casi si tratta di un luogo decisamente più ampio dell’aula, uno spazio nel quale gli allievi possono e devono esprimere la loro motricità.
Ne segue un principio fondamentale: le attività da svolgere devono essere il più possibile in movimento e coinvolgere il più possibile tutti gli allievi.
Può sembrare una affermazione banale ma non lo è.
Quando l’insegnante ferma i suoi allievi per una spiegazione deve essere conciso, breve e chiaro.
Se la spiegazione è di tipo tecnico-tattico essa deve essere subito seguita dalla sua applicazione pratica, se di tipo teorico deve essere inerente all’attività svolta e se possibile supportata da un breve testo scritto: non possiamo pretendere che i ragazzi, già occupati nell’apprendimento di sequenze motorie siano capaci di ricordare tutto quello che viene loro spiegato.
Scienze motorie indica la quantità di concetti teorici che stanno dietro al movimento di uno studente, di un atleta, di una persona che vuole migliorare la sua salute con la pratica motoria.
Chi ha studiato questa disciplina sa benissimo che le nozioni teoriche abbracciano una vasta gamma di discipline scientifiche e che la loro conoscenza è fondamentale.
Ma deve capire che il giovane allievo della scuola aspetta le ore di palestra per giocare, muoversi e divertirsi; non è facile quindi tenerlo fermo e propinargli informazioni teoriche che razionalmente rifiuta.
Altresì è opinione comune che la teoria motoria non è importante, il concetto generale è “muoviamoci”, le parole non servono a nulla.
La strategia per arrivare a far apprezzare la parte teorica si trova tutta nella abilità del docente che deve trovare il momento adatto, l’argomento adatto, la capacità di esporlo nel modo giusto.
Fermo restando il principio base che la lezione di scienze motorie deve essere un momento di svago controllato ma anche libero, è importante che i ragazzi si possano muovere con giusta libertà, non c’è nulla di peggio che frenarli anche in palestra, il bravo docente sa quando chiedere l’ordine ma deve anche capire quei momenti in cui la tensione, magari provocata da un periodo di verifiche ed interrogazioni come può essere a ridosso degli scrutini, debba essere lasciata sfogare.
Detta questa lunga premessa vediamo come può essere lo svolgimento della lezione di scienze motorie.
Fondamentalmente di due tipi che chiameremo classico e destrutturato.
La lezione classica prevede tre fasi:

  1. Riscaldamento
  2. Fase centrale
  3. Gioco

Così per molti anni è stata concepita la lezione scolastica di educazione fisica.
Il riscaldamento classico con qualche minuto di corsa e poi esercizi di mobilizzazione sul posto e/o andature.
La fase centrale riguardava l’argomento prescelto per la didattica. Alcuni tra i molti esempi che si possono fare: i giochi di squadra, gli attrezzi, attività individuali quali la preacrobatica, l’atletica e molti altri ancora.
L’insegnante sceglie/sceglieva una attività specifica, prendiamo ad esempio i fondamentali del basket, decideva di dedicare un determinato numero di lezioni a questo argomento, impostava la didattica degli elementi da lui prescelti (terzo tempo, cambio di mano, arresto e tiro) e alla fine del periodo stabilito procedeva alla valutazione di come gli allievi avevano appreso i fondamentali.
Cos’ si poteva fare col volteggio al cavallo, col palleggio di pallavolo, col quadro svedese, con il passaggio degli ostacoli, gli esempi sono molteplici così come noi sappiamo essere le attività motorie.
La parte centrale della lezione era abbastanza lunga ma doveva lasciare un po’ di tempo al gioco, considerato quasi un premio per la classe.
Diciamo anche che molti anni fa questa fase di gioco poteva occupare una parte minima della lezione, meno della metà della durata totale.
Nel corso degli anni la lezione si è molto modificata e si sono affermate nuove modalità di svolgimento così come si sono presentate all’attenzione degli insegnanti nuove attività motorie ben diverse da quelle tradizionali.
Un tipo di lezione opposta a quella classica prevede ad esempio una fase di gioco iniziale, utilizzata come riscaldamento.
I ragazzi possono avere anche subito i palloni se l’argomento della didattica è un gioco di squadra. Solo in questo modo acquisteranno dimestichezza sempre maggiore con i fondamentali del gioco.
Diciamo che la demonizzazione del gioco nella didattica tradizionale, una didattica che considerava valida la lezione solo se dedicata quasi interamente all’esecuzione di esercizi codificati e standardizzati, si è attenuata nel corso degli anni: il gioco è un momento fondamentale per le sue valenze di socializzazione, di scarico delle tensioni, di confronto leale con gli altri e, perché no, di divertimento.
Si è sempre pensato che la scuola debba essere un grigio luogo di sacrificio e studio. Invece ci si può anche divertire a scuola e soprattutto si può apprendere divertendosi.
Il concetto di fair play, sempre più importante nel corso degli ultimi decenni, è strettamente collegato al gioco, ne è un aspetto comportamentale e può essere compreso e applicato solo nel gioco.
Allora una lezione di scienze motorie dedicata interamente al gioco non è una lezione sprecata, è un momento importante durante il quale l’insegnante ha a disposizione un lungo tempo per inserire suggerimenti tecnici, di regolamento e di comportamento.
Insegnare a giocare non è facile, è un’arte; esistono allenatori specializzati in ogni disciplina sportiva, l’insegnante di scienze motorie ha le competenze per guidare i suoi allievi in una serie di attività ludiche che li possono aiutare a diventare adulti più responsabili e più sereni.
La scelta fondamentale rimane quindi tra due vie ben diverse: proporre molte attività o poche attività.
Cioè scegliere se fornire nozioni elementari toccando molti argomenti oppure ricercare un maggiore approfondimento di pochi argomenti.
L’insegnante saprà sviluppare la sua programmazione in base a molti fattori: le attrezzature di cui dispone, i programmi ministeriali, le caratteristiche dei ragazzi con cui dovrà lavorare.
Ogni classe è differente ed è l’insegnante che si deve adattare ai ragazzi, non i ragazzi che devono piegarsi ad un metodo, magari lo stesso da anni.
E’ difficile, può anche sembrare provocatorio ma l’attività di insegnamento è affascinante proprio per questo motivo: vincere la sfida che ogni anno si pone davanti, conquistare un gruppo di allievi stimolando il loro interesse verso ciò che viene proposto.
In questo le scienze motorie hanno un vantaggio su tutte le altre materie, consentono il movimento, la libertà, il gioco.

Scienze motorie