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SPORT, LETTERATURA, CINEMA: L’IRONIA

Autore: prof. Danilo Ramirez


Cinema e letteratura hanno spesso utilizzato situazioni di tipo sportivo per ambientare le loro storie.
Generalmente sono state privilegiate le forti sensazioni che lo sport può dare con la sua intensità, con la sua drammaticità, con la sua spettacolarità.
Alcuni artisti hanno tuttavia preferito evidenziare quelle situazioni comiche che loro vedevano nella pratica di alcune discipline, ideando situazioni paradossali e surreali.
Moltissimi sono gli esempi, forse non sempre tutti riusciti. A volte si tratta di gags inserite nel contesto di una storia articolata, altre volte l’intero svolgimento della narrazione riguarda la situazione sportiva vista sotto un’ottica di ironia.
In Fantozzi (Italia, 1975, regia Luciano Salce), il primo di una lunga serie di film sul personaggio ideato da Paolo Villaggio, resta memorabile la partita a tennis con il famoso scambio di battute tra Fantozzi e il ragionier Filini:
Filini: “Allora ragioniere che fa, batti?”
Fantozzi: “Ma, mi dà del tu?”
Filini: “No dicevo, batti lei?”
Fantozzi: “Ah…congiuntivo!”
Nello stesso film anche la gita a Courmayeur e le conseguenti discese di Fantozzi che rotola nella neve vestito con attrezzature antiquate e anche la partita a calcio tra scapoli e ammogliati organizzata da Filini.
Ricordiamo poi la partita di rugby nel film Il senso della vita (GB, 1983, Monty Python), dove una improbabile squadra di bambini viene letteralmente travolta da una formazione di atleti adulti. Dei Monty Python è anche imperdibile la partita a calcio Germania-Grecia dove in realtà sul campo si incontrano i filosofi delle due nazioni in un confronto colto ed esilarante.
Da citare anche Soul man (Usa, 1986, regia Steve Miner), un ragazzo bianco si camuffa da studente di colore per accedere con una borsa si studio alla prestigiosa università di Harvard.
Una delicata commedia dell’equivoco nella quale è riservato un momento esilarante anche allo sport quando si disputa la partita di basket e tutti pensano che Markus, essendo di colore, sia bravissimo nel gioco.
Infine tra i molti film ne citiamo uno poco noto, La patinoire (Belgio-Francia 1999, regia Jean Philippe Toussaint). E’ la storia di una troupe cinematografica che deve girare un film il cui protagonista è un giocatore di hockey su ghiaccio.
Il classico film nel film, questa volta sullo sfondo di una vicenda ad ambientazione sportiva. Imprevisti, incidenti, malintesi, la storia è molto divertente oltreché un intelligente omaggio al cinema; da sottolineare che i giocatori che partecipano alle riprese sono quelli della nazionale di hockey della Lituania.
Anche la letteratura italiana ha affrontato il tema.
Forse il capostipite degli autori per questo argomento può essere considerato Achille Campanile con il suo Battista al giro d’Italia (sottotitolo “in 13 tappe e 10 soste”).
Il grande scrittore è al seguito del giro d’Italia del 1931, ne esce una serie di articoli che definire stralunati è riduttivo: il concetto di cronaca sportiva è totalmente sconvolto, non c’è nessuna logica nel resoconto quotidiano della corsa a tappe.
Alcuni esempi.
“Ore 12. Una notizia circola: il tedesco Buse è scappato.
Da dove?”
“Ore 14. Buse scappa ancora. Arrestatelo.”
“Ore 16. Buse è arrivato a Udine con un vantaggio di dodici minuti sugli altri. Non è molto ma qui pare che diano un’importanza straordinaria anche ai minuti”.
La tappa successiva:
“Ore 10,41. Motta di Livenza, all’entrata del paese una grande fascia con la scritta: Girini italiani, bisogna riscattare la sconfitta di Udine!
Chi sa se i girini, dal fondo degli stagni, raccoglieranno questo grido di guerra”.
 “Salita da Molinetti a Sori. Dio, quante salite ci sono in Italia. Le discese sono molto meno numerose.”
Tutto il libro così, non andiamo a cercare le imprese di Binda, Guerra, Girardengo che pure son citati, l’autore mette a dura prova l’interesse sportivo del suo lettore ma l’effetto umoristico è irresistibile.
Un altro libro da ricordare è Bar Sport di Stefano Benni (prima edizione nel 1976), ormai considerato un classico della letteratura umoristica italiana.
E’ il primo libro dello scrittore bolognese, suddiviso in 26 brevi racconti, descrive l’ambiente dei bar italiani negli anni settanta ma in realtà i personaggi narrati assumono caratteristiche generali che li collocano fuori dal tempo.
Le divagazioni sportive sono irresistibili, Il grande Pozzi,che narra di un ciclista leggendario, e Viva Piva,su un calciatore fortissimo, sono racconti esilaranti.
Benni utilizza l’iperbole come stile narrativo, le imprese dei due atleti sono esagerate oltre ogni limite credibile e portano il lettore in una realtà fantastica dagli esiti davvero esilaranti.


 

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