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POESIA E SPORT

Autore: prof. Danilo Ramirez

 

 

IL DECATLETA
Credetemi, la maratona non è niente,
Né il martello né il peso: nessuna gara singola
Può compararsi con la nostra fatica.
Ho vinto, sì: sono più famoso di ieri,
Ma sono molto più vecchio e più logoro.
Ho corso i quattrocento come uno sparviero,
Senza pietà per quello che mi stava a spalla.
Chi era? Uno qualunque, un novizio,
Uno mai visto prima,
Un tapino del terzo mondo,
Ma chi ti corre accanto è sempre un mostro.
Gli ho stroncato  le reni, come volevo;
Godendo del suo spasimo, non ho sentito il mio.
Per l’asta, è stato meno facile,
Ma i giudici, per mia fortuna,
Non si sono avveduti del mio trucco
E i cinque metri me li hanno fatti buoni.
E il giavellotto, poi, è un mio segreto;
Non bisogna scagliarlo contro il cielo.
Il cielo è vuoto: perché vorreste trafiggerlo?
Basta che immaginiate, in fondo al prato,
L’uomo o la donna che vorreste morti
E il giavellotto diverrà una zagaglia.
Fiuterà il sangue, volerà più lontano.
Dei millecinque, non vi saprei dire;
Li ho corsi pieno di vertigine
E di crampi, testardo e disperato,
Terrificato
Dal tamburo convulso del mio cuore.
Li ho vinti, ma a caro prezzo:
Dopo, il disco pesava come di piombo
E mi sfuggiva dalla mano, viscido
Del mio sudore di veterano affranto.
Dagli spalti mi avete fischiato,
Ho sentito benissimo.
Ma che cosa pretendete da noi?
Che cosa ci richiedereste ancora?
Di levarci per l’aria in volo?
Di comporre un poema in sanscrito?
Di arrivare alla fine di pi greco?
Di consolare gli afflitti?
Di operare secondo pietà?
Primo Levi 

 

GOL
Il portiere caduto alla difesa
ultima vana, contro terra cela
la faccia, a non veder l’amara luce.
Il compagno in ginocchio che l’induce,
con parole e con mano, a rilevarsi,
scopre pieni di lacrime i suoi occhi.

La folla – unita ebbrezza – par trabocchi
nel campo. Intorno al vincitore stanno,
al suo collo si gettano i fratelli.
Pochi momenti come questo belli,
a quanti l’odio consuma e l’amore,
è dato, sotto il cielo, di vedere.

Presso la rete inviolata il portiere
- l’altro – è rimasto. Ma non la sua anima,
con la persona vi è rimasto sola.
La sua gioia si fa una capriola,
si fa baci che manda di lontano.
Della festa – egli dice – anch’io son parte
.
Umberto Saba

Due tra le più belle e significative poesie che la letteratura italiana ha riservato allo sport.
Molti sono gli scrittori che hanno rivolto la loro sensibilità verso il gesto sportivo, il precedente più illustre è addirittura quello di Giacomo Leopardi che nel 1821 scrisse un interessante canzone dal titolo A UN VINCITORE DEL PALLONE, dedicata ad un campione dell’epoca.
Conosciute sono le 5 poesie che Umberto Saba ha composto sul gioco del calcio, tra esse la più nota è sicuramente GOL in cui il poeta descrive con profonda partecipazione i sentimenti opposti dei due portieri nel momento del goal.
Forse anomalo può apparire il brano di Primo Levi , in quanto  l’autore non era mai stato vicino al mondo dello sport. Infatti ne IL DECATLETA (senza la h) bisogna subito notare la libertà poetica con la quale lo scrittore “sbaglia” l’ordine delle competizioni della disciplina ponendo il disco dopo i millecinque che in realtà sono l’ultima gara. Ma questo poco importa: il decatleta viene qui trasfigurato in un eroe mitologico, un guerriero capace di imprese sovrumane, al quale non si può chiedere più di ciò che ha dato.

“Il football è un sistema di segni, cioè un linguaggio. Esso ha tutte le caratteristiche fondamentali del linguaggio per eccellenza, quello che noi ci poniamo subito come termine di confronto, ossia il linguaggio scritto-parlato.”
Con queste parole Pier Paolo Pasolini, grande appassionato di calcio, nobilitava la pratica sportiva elevandola al rango di mezzo di comunicazione e di spettacolo moderno come il teatro e il cinema.


 

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