icon

Cenni di storia dello sport

Autore: prof. Danilo Ramirez

Le origini
A tutti gli effetti l’origine dello sport può essere indicata con la prima edizione dei Giochi Olimpici che si svolse nel 776 A.C.
Si trattava di una ricorrenza nazionale che veniva celebrata ogni quattro anni. Queste feste si tenevano a Olimpia, Delfi, Corinto e Nemea; i greci assegnavano una tale importanza alle loro manifestazioni che durante esse venivano sospese eventuali guerre in corso. Ogni festa consentiva di partecipare a diverse competizioni ginniche o culturali, ad esempio i giochi Pitici (in onore di Apollo Pitio che aveva ucciso il serpente Pitone alle falde del Parnaso) prevedevano una gara di tipo musicale e oratorio con dispute tra poeti e filosofi.
Olimpia era la sede delle attività sportive, inizialmente solo corsa a piedi poi si aggiunsero il pentathlon (corsa, salto, lotta, lancio del disco e lancio del giavellotto), il pugilato, la corsa delle quadrighe e il pancrazio (un insieme di lotta e pugilato che costituiva un combattimento molto violento nel quale era ammesso qualsiasi colpo, anche i morsi, tranne infilare le dita negli occhi e nelle orecchie dell’avversario).
I giochi olimpici duravano cinque giorni, il quinto era dedicato al trionfo dei vincitori sul cui capo veniva posta una corona di olio selvatico.
Nel corso dei secoli lo spirito delle olimpiadi si modificò e perse gradualmente quegli ideali di lealtà e onore sul cui rispetto gli atleti giuravano davanti alla statua di Zeus prima delle gare. Progressivamente si diffuse il professionismo in quanto i vincitori delle Olimpiadi potevano accedere a onori, trionfi e anche lauti guadagni.
La moralità delle competizioni non venne sempre rispettata e si verificarono con frequenza elevata casi di corruzione nei quali addirittura gli stessi allenatori consigliavano il loro atleta alla sconfitta. Sembra che il "doping", di cui tratteremo in seguito, faccia la sua prima apparizione proprio in questo periodo. Gli atleti assumevano infusi di erbe e funghi allo scopo di migliorare le loro prestazioni; si ipotizza, infatti, che l'ingiustificato numero di statue inneggianti a Zeus al di fuori degli stadi, siano state poste proprio dagli atleti per  placarne l'ira a seguito della loro condotta truffaldina.
Ma i giochi erano in grado di offrire forti emozioni agli spettatori e quindi la loro organizzazione proseguì fino a quando l’imperatore Teodosio li proibì nel 393 D.C. per cui possiamo calcolare che in oltre mille anni si erano tenute ben 293 edizioni delle Olimpiadi antiche. Il motivo della chiusura fu di carattere religioso: nel 380 l’editto di Tessalonica riconosceva il cristianesimo come unica religione tollerata nell’Impero Romano, i giochi olimpici vennero visti come una festa pagana e quindi l’imperatore ne decretò la fine, convinto anche dal vescovo di Milano, Ambrogio.
Durante questi mille anni la storia dell’umanità era totalmente cambiata, alla cultura greca si era sostituita quella più concreta dei romani che avevano conquistato quasi tutto il mondo occidentale.
Due visioni diverse, possiamo dire opposte della vita e dell’essere umano.
Platone (nato ad Atene nel 428 A.C.) considerava lo sviluppo dell’essere umano nella sua totalità di corpo e anima. L’anima non deve essere esercitata senza il corpo, né il corpo senza anima. Ginnastica e musica rendono l’uomo buono e bello, la bellezza è soprattutto proporzione, simmetria , armonia.
Per Aristotele (384-322 A.C.) la ginnastica e le lettere non possono essere separate “perché l’una ci fa buono l’abito del corpo e l’altra ci fa buone le operazioni della mente”.
Ecco quindi che per i greci la ginnastica assume un aspetto fondamentale nello sviluppo educativo, addirittura Ippocrate ( 459-377 A.C. considerato il padre della medicina) sosteneva una diversificazione degli esercizi a seconda della costituzione fisica dei singoli individui.
Da queste poche indicazioni possiamo considerare che il periodo dell’ellenismo classico è un momento della storia dell’umanità ricchissimo di alti sviluppi culturali nella direzione del miglioramento dell’essere umano sotto gli aspetti più nobili, quelli della cultura e del rispetto degli altri, di sé e del proprio corpo.
La cultura romana considerò in tutt’altro modo l’educazione del fisico:  i romani non davano alcuna importanza all’attività motoria sia per quanto riguarda l’aspetto educativo che per quello sportivo.
L’educazione dei giovani romani aveva scopi essenzialmente utilitaristici, gli esercizi fisici venivano considerati solo in quanto potevano servire a creare soldati sani e robusti.
Allo stesso modo i ludi, spettacoli pubblici molto popolari, si presentavano solo come una esibizione e non certo come una competizione. Si potevano ammirare acrobati, corse di cavalli e di carri, anche incontri di lotta ma non con lo scopo per il quale queste attività erano state ideate ad Olimpia. L’unico obiettivo era divertire il pubblico e questo  avveniva con esibizioni particolarmente cruente come quelle dei gladiatori durante le quali il combattimento poteva causare la morte dei partecipanti.
I combattimenti divennero talmente brutali che anche su di essi intervenne l’imperatore Teodosio ordinando nel 399 la chiusura di tutte le scuole gladiatorie, le esibizioni negli anfiteatri furono vietate nel 404.

Le competizioni dell’antichità
Stadio è il nome del luogo nel quale si svolgevano le gare di corsa a piedi nel mondo greco e anche in quello romano. Lo stadio antico aveva una forma allungata a rettangolo. Ciò che contava era la lunghezza che però era variabile da luogo a luogo. Lo stadio di Olimpia era lungo 192 metri, quello di Delfo 177, quello di Pergamo 210. La gara di corsa poteva essere di mezzo stadio, uno o due stadi, per la corsa di resistenza si raggiungeva un massimo di 24 stadi.  Sui lati lunghi si potevano trovare delle tribune per gli spettatori che in alcuni casi ospitavano anche 50mila persone come ad esempio nello stadio di Atene.
Per quanto riguarda le prestazioni degli atleti ci sono giunte delle misure sulle quali non è facile effettuare confronti con le misure contemporanee. Ad esempio i saltatori in lungo vennero accreditati di misure di circa 16 metri (Olimpiade del 660 a.c.) ma probabilmente si trattava di un salto multiplo simile all’attuale salto triplo.  Si sa anche che durante questo salto l’atleta poteva usare gli alteri (specie di manubri triangolari in pietra o metallo) che probabilmente gli servivano per equilibrarsi in volo, ma queste sono solo teorie.
Il disco venne lanciato oltre 60 metri e per il giavellotto il record era 46 metri ma non si conosce il peso degli attrezzi in queste occasioni. Il campione più noto fu sicuramente Milone di Crotone, vincitore della gara di lotta in ben sei Olimpiadi ma anche nelle gare Pitiche, Istmiche e Nemee, la sua forza era proverbiale in tutta l’antichità.
E’ interessante notare che le donne non potevano partecipare ai giochi olimpici ma figuravano ugualmente tra i vincitori: nelle gare di corsa dei cavalli infatti veniva proclamato vincitore non il fantino ma il proprietario del cavallo che in diverse occasioni fu una donna.
L’intervallo medievale
Lo sport va in letargo nella storia dell’umanità durante il lungo periodo medievale. I due livelli dell’insegnamento durante il Medioevo erano rappresentati dal Trivio (grammatica, retorica, dialettica) e dal Quadrivio (aritmetica, geometria, astronomia, musica) le cosiddette arti liberali. Non vi è posto per la ginnastica e lo sport, siamo ben lontani dal pensiero aristotelico, l’educazione cristiana assegna al corpo un valore decisamente subordinato all’anima per cui ad esempio San Girolamo sconsiglia l’attività fisica perché potrebbe causare immoralità, l’ideale della vita è il digiuno e l’astinenza.
Alcuni assimilano ad espressioni “sportive” del medioevo e del rinascimento manifestazioni quali il palio di Siena, il calcio fiorentino o anche gli incontri di pugilato che si tenevano a Venezia sul ponte dei pugni tra i rioni di S. Nicolò e del Castello. In quest’ultimo caso si trattava in realtà di veri scontri tra gli abitanti dei due quartieri che a suon di pugni affermavano la supremazia di un rione sull’altro. C’è da notare che all’epoca i ponti di Venezia non avevano parapetti per cui gli sconfitti finivano spesso a mollo nel canale sottostante. Il calcio fiorentino veniva giocato da squadre di 27 giocatori appartenenti alla nobiltà fiorentina, erano previsti dei ruoli e l’obiettivo era portare la palla con i piedi e con le mani oltre la linea di fondo avversaria. Può sembrare un precursore di giochi moderni quali calcio e rugby in realtà tutte queste manifestazioni hanno poco di sportivo, nel senso moderno ma anche classico del termine, e devono essere considerate espressioni del folklore e della tradizione popolare locale. Non a caso le competizioni avvenivano tra i quartieri delle città e il significato era generalmente goliardico e campanilistico, le regole poche, importante era la partecipazione e la passione della popolazione che era coinvolta con grande  entusiasmo.
La nascita dello sport moderno
A tutti gli effetti lo sport moderno nasce in Inghilterra e si sviluppa contemporaneamente alla rivoluzione industriale.
Nei secoli diciassettesimo e diciottesimo l’Inghilterra è la nazione più ricca d’Europa, la sua economia è floridissima, le sue navi sono padrone di tutti i mari e l’industria comincia a svilupparsi con l’avvento dei nuovi macchinari. Di pari passo allo sviluppo economico l’Inghilterra può vantare un ordinamento politico molto progredito perché il Re divide i poteri con il parlamento formato dai nobili e dai borghesi arricchiti.
In questo contesto sociale le classi più avanzate ricercano divertimenti e svaghi tra i quali uno dei più graditi diviene lo sport.
E’ pur vero che all’inizio della sua storia moderna lo sport è un’esclusiva dei ceti nobili e abbienti, coloro che hanno tempo libero da occupare, ma in Inghilterra la concezione democratica avanzatissima permette qualcosa in più: si ha documentazione di una partita di golf giocata dal Re Giacomo I insieme ad un calzolaio scozzese contro due aristocratici intorno al 1610. Nel 1618 sempre il re Giacomo I istituì il Registro del Re per gli Sports. Nello stesso periodo non era inusuale assistere alla risoluzione di una disputa tra un popolano e un aristocratico mediante un incontro di pugilato
Nel 1720 viene costruito a Londra un grande anfiteatro dove il pubblico poteva assistere a gare di corsa e combattimenti di lotta. Alla metà del 1700 furono redatti i regolamenti del pugilato e del golf. Sempre in quel periodo si disputano le prime corse a piedi. Nel 1740 Thomas Carlisle percorre 17.000 metri in un’ora, nello stesso anno il record viene portato a 17.400 da un certo Evans.  Il miglio viene corso in 4 minuti e 30” da Walpole nel 1787. Inizialmente le corse a piedi sono effettuate da persone di umili origini ma in seguito anche nobili e militari si dedicano a queste gare.
Grande importanza nello sviluppo dello sport in Inghilterra viene assegnata a Thomas Arnold che nel 1828 fu chiamato a dirigere il collegio di Rugby ( pochi anni prima, nel 1823, William Webb Ellis, studente di quella scuola, aveva raccolto la palla con le mani durante una partita di football ed era andato di corsa fino al fondo del campo tra lo stupore dei presenti; da quella azione nacque il gioco che porta il nome della città dove era stato ideato).
Arnold affianca alle discipline intellettuali l’educazione fisica assegnando ad essa grande importanza: l’attività sportiva è elemento basilare per lo sviluppo del carattere. Con l’obiettivo di elevare il livello morale degli allievi il direttore mise ordine nelle discipline sportive inserendo regole e soprattutto pretendendo la lealtà sportiva. E’ proprio questo ecclesiastico che introduce nello sport il concetto di fair play, il sentimento che spinge il giocatore a rispettare le regole.
Lo sport moderno trova un terreno fertile per il suo sviluppo e si può dire che dall’Inghilterra la sua diffusione nel mondo intero diviene inarrestabile nel giro di pochi anni.
Le prime competizioni atletiche secondo precise regole si tengono a Eton nel 1845. I primi campionati universitari a Cambridge nel 1857.
Nel 1863 a Londra viene fondata la Football Association (federazione inglese del calcio), ma nello stesso periodo nascono in Inghilterra praticamente quasi tutti gli sport moderni, il tennis, il rugby (naturalmente), il golf, l’atletica, il cricket, persino la pallanuoto.
Solo la pallacanestro (1892) e la pallavolo (1895) tra le discipline più popolari nel mondo, non sono nate in Inghilterra ma in America ed è curioso notare che entrambe queste discipline ebbero la loro ideazione e prima esibizione nello stesso college a Springfield in Massachusetts.
Anche in Italia lo sport si diffuse rapidamente, la prima società sportiva, Reale Società Ginnastica di Torino, fu fondata nel 1844 ed è ancora oggi attiva.
Le Olimpiadi moderne
Il francese Pierre de Coubertin era uno studioso di materie umanitarie appassionato delle scienze pedagogiche. Rimase colpito dal metodo dell’Arnold e si convinse che la diffusione dell’attività fisica e sportiva era fondamentale per lo sviluppo di una gioventù sana sotto l’aspetto della salute e corretta dal punto di vista sociale.
Sua fu l’idea di riportare in vita gli antichi giochi olimpici, nel 1895 fondò il Comitato Olimpico Internazionale e nel 1896 si tennero i primi giochi olimpici moderni ad Atene.
L’iniziativa crebbe in maniera esponenziale sia come partecipazione che come interesse a livello mondiale: ad Atene furono iscritti 285 atleti di 13 nazioni, ad Amsterdam nel 1928 erano già 3015 di 46 nazioni. Il numero continuò a crescere fino alle cifre attuali, le Olimpiadi sono la più importante manifestazione sportiva internazionale e rappresentano uno dei momenti più alti nella carriera di qualsiasi atleta.
E’ interessante notare che le Olimpiadi moderne nacquero nel segno del più puro dilettantismo. De Coubertin sapeva che le olimpiadi antiche erano finite a causa della corruzione che dilagava tra gli atleti di professione, altresì aveva abbracciato gli ideali dilettantistici dello sport inglese e temeva che premi in denaro e interessi economici avrebbero potuto compromettere la purezza delle nuove olimpiadi.
I regolamenti quindi non lasciarono alcuna possibilità a coloro che guadagnavano o avevano guadagnato somme in denaro durante manifestazioni sportive di alcun genere, alle Olimpiadi del 1896 e del 1900 vennero ammessi solo atleti dilettanti con l’eccezione dei maestri di scherma che potevano partecipare in un evento riservato ai maestri di fioretto.
A questo proposito ricordiamo la storia del podista lombardo Carlo Airoldi che si recò a piedi da Milano ad Atene (oltre 1300 chilometri che coprì in circa un mese) per iscriversi alle prime Olimpiadi. La commissione che doveva accettare gli atleti era al corrente del fatto che l’italiano aveva vinto premi in denaro in precedenti corse, lo dichiarò professionista e lo escluse dalla maratona che venne vinta dall’atleta di casa Spyridon Louis, sicuramente meno forte dell’Airoldi ma più necessario alla propaganda mediatica della nascente manifestazione sportiva.
La gara della maratona fu infatti inventata per le prime olimpiadi in onore alla nazione ospitante, la distanza di 42 chilometri e 195 metri è infatti quella che divide Atene dalla piana di Maratona dove nel 490 a.c. gli ateniesi sconfissero i persiani. La leggenda narra che Filippide, messaggero dell’esercito, percorse il tratto di corsa e poi morì stremato.
Il divieto del professionismo nelle Olimpiadi è rimasto in vigore per molti anni causando anche situazioni spiacevoli ed anche clamorose ingiustizie.
Uno dei casi più eclatanti fu quello di Jim Thorpe, indiano americano che partecipò alle Olimpiadi di Stoccolma del 1912. Thorpe era un grande atleta, vinse l’oro nelle prove atletiche del pentathlon e del decathlon e tornò in patria dove fu accolto come un eroe. Un giornalista scoprì che Thorpe aveva giocato anni prima in una squadra di football professionistico ricevendo un rimborso di 25 dollari alla settimana. Per il comitato olimpico questo era contrario ai principi del dilettantismo ed a nulla valse la dichiarazione dell’atleta che ammise i rimborsi del football ma dichiarò di non avere mai ricevuto un dollaro per fare atletica. Nel 1913 Jim venne cancellato dall’albo delle olimpiadi svedesi e le medaglie confiscate. Solo nel 1983 il grande atleta venne riabilitato alla memoria (era morto in miseria nel 1953) e i premi restituiti ai figli.
Nel corso degli anni le regole sulla partecipazione alle Olimpiadi sono state riviste per evitare ipocrisie. Dal 1988 furono ammessi i professionisti in tutte le discipline tranne che nella boxe, da allora la rassegna olimpica ho potuto vedere la partecipazione, e in molti casi la vittoria, di alcuni tra i più grandi atleti della storia dello sport.
Nel 1992 gli Stati Uniti presentarono a Barcellona il famoso Dream Team con tutti i migliori giocatori NBA; quella squadra, che schierava 12 fenomeni tra i quali Larry Bird, Magic Johnson, Michael Jordan, Patrick Ewing, Charles Barkley, Carl Malone e David Robinson, dominò il torneo di basket entusiasmando il pubblico, la media dei punti di scarto con gli avversari fu di 44 punti considerando tutte le partite che portarono gli Usa dalla qualificazione alla finale.

Scienze motorie