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LA VALUTAZIONE

Autore: prof. Danilo Ramirez

Il testo scolastico sulle scienze motorie si conclude giustamente con un capitolo sulla valutazione.
Abbiamo sviscerato i molteplici argomenti di questa materia che comunque resta una materia di scuola e quindi comporta una serie di voti che gli insegnanti devono assegnare agli allievi.
Già, ma come si valuta una materia che ha suo primo obiettivo quello di dare ai ragazzi una cultura del proprio corpo, del movimento e alla fine di tutto del rispetto e della cura della propria salute psicofisica?
Vediamo cosa si è fatto fino ad ora e analizziamo se le modalità di valutazione abituali possono essere mantenute o cambiate con criteri diversi.
VALUTAZIONE CLASSICA
L’impronta degli ISEF, frequentati da generazioni di insegnanti di educazione fisica, era basata esclusivamente sul rendimento e sulla prestazione.
Il voto corrisponde al livello della prestazione e viene assegnato sulla base di tabelle derivate spesso dalle discipline sportive classiche.
Molteplici sono gli esempi: voto assegnato sulla base della misura ottenuta nella prova di salto in alto, di elevazione da fermo, di velocità, di rapidità, lungo da fermo; in base al numero di ripetizioni eseguite nell’unità di tempo (addominali, piegamenti, saltelli), ecc.
Questo tipo di valutazione si basava sulla convinzione  della assoluta obiettività di giudizio:  voi allievi siete tutti uguali di fronte alla tabella che è imparziale e assegna il voto sulla prestazione e non certo sulla simpatia o su un giudizio personale dell’insegnante.
In realtà l’applicazione della tabella è palesemente ingiusta per una serie di motivi che appaiono evidenti soprattutto se si considera la nostra materia come altamente formativa sotto l’aspetto educativo.
E’ vero che tutti gli allievi sono uguali di fronte ad una prova di matematica o a un tema di italiano ma non sono tutti uguali di fronte ai ritti del salto in alto.
In quest’ultimo caso alcuni partono decisamente avvantaggiati, per la loro costituzione fisica, perché praticano sport al di fuori della scuola, perché sono naturalmente portati ma in ogni caso non per merito dell’attività svolta a scuola.
Prendiamo ad esempio la matematica: l’insegnante presenta argomenti che non sono conosciuti dai ragazzi, ne propone l’apprendimento attraverso studio ed esercitazioni ed infine valuta questo apprendimento attraverso prove e verifiche.
Anche l’attività in palestra propone l’apprendimento di sequenze motorie e deve quindi poi valutarne l’apprendimento ma nel momento in cui questa valutazione viene rigidamente verificata attraverso una tabella preconfezionata si rischia di commettere gravi errori sotto l’aspetto educativo.
Gli allievi di una classe non sono atleti, le scienze motorie li portano a conoscere ed eseguire gesti molto semplici che risultano ben lontani da quelli degli atleti agonistici. La valutazione dell’allievo deve quindi liberarsi dalla rigidità del paragone con il gesto ottenuto dall’atleta perché nella stragrande maggioranza dei casi il movimento dell’allievo è semplicemente un’altra cosa.
Prendiamo ad esempio un test molto utilizzato nel corso degli ultimi decenni, il famoso test di Cooper. Nella sua versione ufficiale è la rilevazione della distanza percorsa durante 12 minuti di corsa.
Innanzitutto di difficile realizzazione: come si fa a misurare bene questa distanza? L’insegnante da solo non lo può fare e allora divide la classe in gruppi facendo controllare un compagno che corre da uno che è fermo.  Macchinoso e impreciso.
Quale sarebbe il motivo fisiologico di questo test? La valutazione della capacità aerobica. D’accordo, ma l’insegnante ha allenato questa capacità durante le lezioni? No, non ha certo potuto in due ore settimanali migliorare una capacità motoria che richiede allenamenti intensi e ripetuti, ecco quindi che il test non valuta una competenza che è stata oggetto di didattica ma una capacità personale dell’allievo derivata dalle sue caratteristiche fisiologiche e dalla eventuale attività sportiva che lui svolge fuori dalla scuola.
Sarebbe come se l’insegnante di lettere un bel giorno proponesse una verifica su un autore mai spiegato; il docente di scienze motorie non ha “insegnato” la capacità aerobica e allora perché valutarla?
Altra cosa può essere l’esecuzione del test come rilevamento dei prerequisiti di partenza allo scopo di informare gli allievi sullo stato delle loro capacità aerobiche. Ma attenzione: il test di Cooper è applicato generalmente agli atleti di sport che comportano una buona capacità aerobica e in questi casi ha una valenza perché questi atleti percorrono lunghe distanze nei 12 minuti.
Quando applicato ad una popolazione eterogenea e nella massima parte sedentaria come sono gli allievi di una classe, può portare ad informazioni scadenti e poco significative. Forse basta chiedere a voce che tipo di sport gli allievi praticano e se non ne praticano è già evidente che il test aerobico sarà negativo.
Allo stesso modo possiamo allargare il discorso a molti altri test riguardanti le capacità motorie fatto salvo per una eccezione che può riguardare la velocità
La velocità è qualità istintiva che può dare valori significativi anche su giovani non allenati.
Una prova su 40 metri, oppure fino a 60 metri, può rivelare doti innate che magari non sono mai state rilevate in precedenza.
Ma anche queste prove, come tutte quelle che sceglierà l’insegnante, possono servire più a livello informativo che valutativo per fornire agli allievi una conoscenza delle loro capacità e magari delle loro predisposizioni.
Forse uno degli obiettivi delle scienze motorie non è più l’avviamento alla pratica sportiva ma il miglioramento della conoscenza di sé e delle proprie attitudini che porta a capire quali possono essere le discipline sportive più adatte allo studente, dopodiché sarà una sua scelta personale impegnarsi in esse o scegliere altre strade.
Resta importante nell’impegno dell’insegnante aiutare i ragazzi a realizzare una immagine reale del proprio corpo e delle sue potenzialità, accettarsi per come si è e raggiungere un sereno equilibrio psicofisico.
In conclusione appare discutibile l’uso rigido di tabelle per la valutazione degli allievi, è necessario quindi formulare una proposta differente per l’assegnazione dei voti della materia.

PROPOSTA PER UN METODO DI VALUTAZIONE DEL RENDIMENTO DEGLI ALLIEVI
Diamo per scontata la valutazione teorica, essa riguarda conoscenze acquisite mediante le informazioni dell’insegnante o mediante lo studio di un testo.
In riferimento all’esecuzione di attività in movimento possiamo considerare tre modalità differenti sull’assegnazione del voto nella nostra materia: movimenti individuali misurabili, non misurabili, attività di gruppo.
Nel primo gruppo rientrano corse, lanci, prove atletiche in generale. Nel secondo gruppo facciamo rientrare sequenze a corpo libero o agli attrezzi, nel terzo gli sport di squadra.
Il primo gruppo appare il più semplice da valutare perché la prestazione dell’allievo è quantificabile con una misura di tempo o di spazio, il voto potrà quindi essere ricavato dalle molte tabelle che sono state formulate per adeguare la prestazione alla valutazione. Ci sono tabelle per età, per sesso ma, come abbiamo precedentemente argomentato, tutte commettono un errore: partono dal presupposto che la valutazione debba essere rigida conseguenza di una prestazione fisica. Cerchiamo sempre di considerare l’aspetto educativo di una materia scolastica e di fornire all’allievo una valutazione adeguata anche alla sua partecipazione e al suo impegno nonché al suo interesse per l’attività. Per ottenere questo è possibile predisporre una griglia nella quale la prestazione dell’allievo costituisce solo una parte del voto. Ad esempio l’esecuzione migliore consente di ottenere 5 punti su 10. Con cosa integriamo gli altri 5 punti? Con 3 punti max di partecipazione e impegno, con 2 punti max di rielaborazione personale. Sono solo esempi adattabili alla diverse realtà ma ecco che, se anche l’allievo non riesce ad ottenere la prestazione migliore perché i suoi limiti fisici non glielo consentono, ben 5 punti li può ottenere grazie ad altri fattori molto importanti durante una qualsiasi lezione scolastica, fattori che sono alla sua portata e non dipendono dalle sue capacità motorie ma dalla sua volontà.
Siamo nel campo delle proposte e delle idee atte a far diventare la materia più adeguata agli standard educativi e formativi delle discipline scolastiche.
Il secondo gruppo di attività è adeguabile al primo. L’allievo esegue una sequenza a corpo libero, un volteggio al cavallo o anche una sequenza di danza. La valutazione non è misurabile ma viene giudicata secondo parametri stabiliti dall’insegnante, anche in questo caso però la valutazione sull’esecuzione non dovrebbe rappresentare la totalità del voto.
Mettiamo che per apprendere la sequenza si sono occupate un certo numero di lezioni. Mettiamo che l’allievo si sia impegnato nell’apprendere la sequenza ma, come può accadere, non sia portato per quel tipo di attività. Dobbiamo proprio penalizzarlo con un voto basso? Di certo il voto non potrà essere il massimo ma riconoscendogli i fattori di impegno, rielaborazione, conoscenza teorica ecco che la sua valutazione potrà comunque essere dignitosa e magari anche portarlo ad un 8.
Veniamo agli sport di squadra, molto praticati a livello scolastico.
Generalmente la valutazione di queste attività si è sempre limitata all’esecuzione di alcuni fondamentali individuali.
Il palleggio, la battuta, il tiro, il terzo tempo. E dopo questo? Se è uno sport di squadra perché non valutare l’effettivo rendimento dell’allievo durante il gioco?
Per ottenere questo risultato ci vengono in aiuto i sistemi adottati dalle squadre nei loro campionati: gli scout del rendimento individuale. Come realizzarli?
Mentre i ragazzi giocano, l’insegnante, aiutato da qualche allievo non coinvolto nel gioco, registra su un foglio gli elementi che considera determinanti ai fini della valutazione.
Ad esempio per la pallavolo si decide di rilevare  ATTACCO (A), DIFESA (D), RICEZIONE (R), BATTUTA (B) e così via.
Accanto al nome di ogni allievo viene scritta la lettera ogni volta che il ragazzo esegue quel tipo di colpo, si possono anche utilizzare due colori diversi, nero se il colpo è positivo, rosso se è negativo; in questo caso già l’impatto visivo dello scout fornisce una prima informazione sul rendimento dell’allievo perché meno segni rossi ci sono e più il rendimento è stato positivo.
Questo rilevamento offre la possibilità di dare un giudizio più oggettivo sul rendimento tecnico e tattico degli allievi e soprattutto consente loro di prendere coscienza delle loro effettive capacità di gioco.
Un conto è dire a un ragazzo “ti ho dato 6 perché non giochi bene”, altro è fargli vedere la registrazione dei suoi errori durante la partita. Più l’insegnante è preciso nella sua valutazione più la materia acquista credibilità.
Più elementi si rilevano e più il giudizio sarà completo; appare interessante anche il coinvolgimento da parte degli allievi che, magari esonerati, compilano lo scout perché consente loro di entrare nel vivo del gioco valutando ogni tocco con attenzione precisione.
Abbiamo formulato alcune proposte per variare il sistema di valutazione delle scienze motorie, altre proposte potranno sicuramente essere ideate dagli insegnanti sulla base delle loro esperienze, delle tipologie di allievi e delle strutture a disposizione. Le realtà di insegnamento sono molto diverse e non è possibile stabilire regole valide per tutti allo stesso modo. Il principio base resta quello di superare il rigido sistema delle tabelle per adottare nuovi sistemi che tengano presente la figura dell’allievo e lo aiutino, sia dal punto di vista fisico che da quello della sua personalità, durante il periodo di sviluppo dell’adolescenza.

Scienze motorie